“Surge ai mortali per diverse foci
La lucerna del mondo, ma da quella
Che quattro cerchi giugne con tre croci
Con miglior corso e con migliore stella
esce congiunta e più a suo modo
l’umana cera tempera e suggella.”
(Dante Alighieri, Paradiso canto I, vv. 37 – 42)
C’era una volta un tempo nel quale gli uomini osservavano il Cielo per sopravvivere; un tempo nel quale osservare il punto del Cielo in cui si trovava il Sole, osservare la fase della Luna la notte e il punto in cui essa si trovava nel Cielo, ma anche svegliarsi e vedere quali stelle erano apparse a oriente, immerse nel chiarore dell’aurora era sapere se e quando era l’ora di partire, di fermarsi, o di tornare, di svegliare gli altri, di cacciare, di prendere gli arnesi per seminare, o raccogliere o portare il bestiame al pascolo o riportarlo indietro perché sarebbe venuto buio di lì a poco…
Era il tempo nel quale vedere che il Sole sorgeva in un certo punto significava comprendere che di lì a poco sarebbero venuti il caldo secco o le piogge, o il freddo intenso dell’inverno con i suoi terribili rischi.
Sono passati millenni nei quali gli uomini hanno imparato a conoscere e a sfruttare il paesaggio naturale e le sue risorse per migliorare la qualità della propria vita. Viviamo in case calde e confortevoli, ci copriamo quando fa freddo e disponiamo di tanta tecnologia che rende semplice ogni gesto della nostra giornata. Eppure il freddo, le piogge, il caldo secco e il caldo umido sono ancora un pericolo; anzi sono un pericolo ancora maggiore per una civiltà nella quale l’uomo vive in un mondo troppo ovattato, nel quale tutto è troppo facile e la comodità tecnologica gli ha tolto la capacità di adattamento ai mutamenti del mondo esterno.
Tornare ad osservare il Cielo è recuperare una dimensione umana remota, affondata in quel tempo lontano; è capire dove l’umanità ha incominciato a percorrere la propria strada e come l’ha percorsa, ed è anche sapere come abbiamo fatto ad arrivare fin qui e, qualora ci siamo spinti troppo avanti, sapere come tornare indietro.
Marzo è il mese dell’equinozio di primavera: la parola equinozio deriva dal latino “aequa nox”, il ché significa “notte uguale” (sottinteso “al dì”). Se ripetessimo le antiche osservazioni degli sciamani, che attendevano il sorgere del Sole e contrassegnavano con due pietre o pali di traguardo il punto in cui il Sole sorgeva o tramontava, vedremmo che esso cambia nel corso dell’anno: in autunno e in inverno (quando la notte è più lunga del dì) il Sole infatti sorge a Sud – Est e tramonta a Sud – Ovest, mentre in primavera ed in estate (quando il dì è più lungo della notte) esso sorge a Nord – Est e tramonta a Nord – Ovest. Gli equinozi sono giorni di confine tra queste due metà dell’anno e in questi giorni e solo in questi il Sole sorge esattamente ad Est e tramonta esattamente ad Ovest.
Quest’anno l’equinozio di primavera cadrà, il giorno 21 di Marzo, data che il Planetario di Ravenna saluterà (come d’abitudine per tutti i planetari italiani nella domenica che precede l’equinozio di primavera appunto) con la celebrazione della “Giornata nazionale dei Planetari” con proiezioni, osservazioni e altre attività gratuite per il pubblico.
Vi invitiamo a consultare i dati che da oggi relativi le nostre località in poi seguiranno la nostra rubrica e vi raccomandiamo di seguirci anche nel prossimo numero, nel quale parleremo della Luna e delle date di alcune festività tradizionali.
Oriano Spazzoli
Alba e tramonto del Sole:
1 Marzo: il Sole sorge alle 6.48 e tramonta alle 17.59
31 Marzo: il Sole sorge alle 5.54 e tramonta alle 18.37
Principali fasi della Luna nel mese di Marzo:
1 Marzo (piena) – 8 (ultimo quarto) – 16 (nuova) – 23 (primo quarto) – 30 (piena)
Pianeti visibili: Marte, Saturno (costellazione del Leone), Venere (verso Ovest al tramonto nella costellazione dei Pesci)